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Il dinamismo dei tempi si fa sentire anche nel settore del credito. Complice il periodo di emergenza e ridimensionamento socio-economico, anche il comparto del recupero crediti ha assistito a una rapida accelerazione operativa. Da quanto emerge dal X Rapporto Unirec presentato alla Digital Conference 2020, i numeri rispecchiano la necessità di continuare a innovare.

Recupero crediti e Unirec: alcuni spunti dal X Rapporto Annuale

Avevamo avuto modo di discutere le sfide che questo periodo ha lanciato anche nel nostro settore. Il nuovo rapporto stilato da Unirec per il recupero crediti delinea un settore frammentato, dove i grandi player sono quelli che più si sono rafforzati negli ultimi mesi. Le prime dieci società generano, infatti, il 44% del fatturato totale, mentre le prime 50 rappresentano l’85% della curva. Sui ricavi totali, le prime 100 aziende ne producono il 96%. Nel complesso, si può dire che l’industria della collection gode di discrete condizioni di salute, nonostante i valori medi di marginalità nascondano situazioni molto diverse e non siano particolarmente elevati.

Durante quest’anno, le variabili macroeconomiche che sottendono anche il comparto del credito hanno proseguito una fase di rallentamento che sovverte i segnali positivi riscontrati nel 2019. In frenata, dunque, il reddito imponibile, il potere d’acquisto delle famiglie e la capacità di spesa della popolazione. Un calo imputabile alla compromissione del clima di fiducia verso la situazione attuale, che prospetta una riduzione dei ricavi del settore nel breve termine.

Dati e performance del recupero crediti nel Conto Terzi

L’analisi complessiva del conto terzi per il 2019 evidenzia una leggera diminuzione in termini di pratiche affidate (37,7 milioni, -2,8% sul 2018). La performance sul numero di posizioni recuperate, invece, segue un andamento piuttosto stabile negli ultimi 5 anni, con un rialzo rispetto all’anno precedente (12,8 milioni, +3,7%). Tuttavia, se si scorporano i dati relativi ai nuovi associati, le pratiche affidate registrano una maggiore variazione negativa (37 milioni, -4,3% sul 2018), mentre il recuperato si assesta sui 12,6 milioni di pratiche (+2,3%).

L’indicatore di performance rilevabile dal confronto tra numero di pratiche recuperate e affidate è pari al 34%, in calo rispetto all’anno precedente. È invece la performance media tra importi affidati e recuperati a registrare il calo maggiore: passa dal 16% del 2015 al 9% del 2019, la più bassa degli ultimi 5 anni.

Aumenta anche il ticket medio per pratica da recuperare, a quota 2.680 euro per il 2019 (era 2.126 euro nel 2018, 1.500 euro nel 2015), e che si prevede crescerà anche per l’anno in corso.

Con i 18,6 miliardi di euro del 2019 (+22,6% sul 2018), il totale degli affidamenti agli attori del mercato a tutela del credito supera i 100 miliardi di euro.

In termini di recuperato, per il 2019 siamo intorno agli 8,8 miliardi di euro, circa un miliardo in più rispetto all’anno precedente. Un importo che non è solo un numero, ma porta a una tangibile conseguenza sociale: quasi 9 miliardi di liquidità grazie alla quale le imprese possono tenere attiva la filiera dei pagamenti – costi del lavoro, salari e stipendi annessi.

Trend delle performance rispetto ai settori

I settori Utility e Telco, Finanziario e Bancario rappresentano complessivamente l’86% delle pratiche affidate. Una ripartizione che si conferma stabile nel tempo. Se si considerano gli importi affidati, gli stessi settori coprono l’89% del numero totale di pratiche, con una prevalenza del settore Bancario (dovuta alla gestione di portafogli NPL).

Quanto ai crediti recuperati, poi, gli stessi settori formano l’88% delle pratiche e incidono sul 76% degli importi, segnando performance complessive in aumento al 39% per numero di pratiche (37% nel 2018), ma in diminuzione al 12% per valore degli importi recuperati (19% nel 2018).

In generale, si osserva una leggera flessione delle performance di recupero sul numero di pratiche dei settori Bancario e Leasing (41% e 53% rispettivamente). Una variazione più netta e negativa si riscontra invece nelle performance degli stessi settori (5% e 6%), calcolate sugli importi. Migliorano le performance per il settore Utility e Telco, in aumento di circa tre punti percentuali per numero di pratiche e un punto per gli importi. Anche il settore Commerciale e l’Assicurativo avanzano in modo notevole sugli importi.

(R)innovarci per dominare l’incertezza

Ma è oltre i numeri che si colloca il valore di un settore che sta cambiando e necessita quindi della giusta percezioneFare recupero crediti oggi significa considerare la complessità economica di un mercato dove la domanda si fa via via più esigente. La prospettiva su questo settore è destinata a variare, di pari passo con l’evoluzione dell’intero comparto nelle sue forme e modalità di operazione.

Il processo di crescita iniziato nel mercato del recupero crediti è destinato ad acquisire importanza anche a livello sociale e culturale. Si prevedono tempi piuttosto lunghi, prima che la pressione economica causata dalla pandemia allenti la propria presa.

L’imprevedibilità del 2020 ci ha insegnato che non è semplice definire le evoluzioni del mercato. Come ha spiegato Cosimo Cordaro – amministratore delegato di Abbrevia – durante la Digital Conference, con lo stato del debitore in continuo mutamento la necessità resta quella di migliorare sempre più la qualità dei servizi e dei dati raccolti. Il raggiungimento di questo obiettivo è legato al concetto di innovazione: di prodotto o di processo, dobbiamo lavorare insieme sia per il recupero dei crediti che, perché no, per il potenziale ritorno in bonis del cliente e gestione dei portafogli UTP.

È importante, da protagonisti di questo mercato, cogliere le sfide economiche del futuro e guardare alle criticità come opportunità in potenza.

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