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Abbigliamento: i saldi aiutano le vendite di un settore con buoni trend economici ma sempre molto competitivo

Con i saldi estivi molti italiani sperano di fare affari e acquistare a prezzi stracciati. Un toccasana per il settore dell’abbigliamento.

Secondo il recente sondaggio Confesercenti-IPSOS il 55% degli italiani ha intenzione di acquistare almeno un capo o prodotto moda, per un giro d’affari complessivo stimato in oltre 3,5 miliardi di euro.

I commercianti sperano così in un rilancio delle vendite, visto che il periodo primaverile non è stato particolarmente brillante, con il 39% dei consumatori che ha acquistato meno vestiti, calzature e accessori.

In cima alle preferenze di chi acquisterà in saldo ci sono le calzature (61%), seguono t-shirt e top (57%), pantaloni e gonne (44%), maglieria estiva (41%), abiti e vestiti (39%), camicie (30%), costumi e moda mare (29%), pigiami/camicie da notte (16%) e borse (15%).

Non mancano però le preoccupazioni legate a una flessione nelle vendite nel primo semestre (-4,6% rispetto al primo semestre 2023, secondo le rilevazioni l’Ufficio Studi di Confcommercio). Se si guarda però alle tendenze registrate negli ultimi anni l’andamento mostra una buona resistenza del comparto pur in presenza di inflazione e rincari che vanno a pesare sui consumi degli italiani.

Abbigliamento: fatturato in crescita ma utili in calo nel 2022

Con un numero complessivo di aziende del Commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento di 95.454 al 15 luglio (in diminuzione rispetto agli oltre 99 mila dei 12 mesi precedenti) il settore presenta un andamento altalenante dal punto di vista economico.

In base ai dati della piattaforma Abbrevia X, infatti, se il fatturato totale nel 2022 delle aziende di cui sono disponibili i dati di bilancio (16% del mercato analizzato) è stato di quasi 36 mld di euro (+13% rispetto al 2021), e il MOL ha sfiorato i 2 mld (+29,6%), se si considera l’utile complessivo (circa 813 mln) si registra un calo del 4,9% sull’anno precedente.

In linea generale, il 68% delle imprese nel 2022 risulta essere in utile, contro il 32% di realtà in perdita.

La classifica delle aziende con maggiore fatturato vede nelle prime cinque posizioni:

  • Calzedonia Spa (€ 2.252.303.869)
  • ITX Italia Srl (€ 2.146.350.166)
  • Benetton Group Srl (€ 712.115.968)
  • Primark Italy Srl (€ 675.019.000)
  • H&M Hennes&Mauritz Srl (€ 642.992.118)

Abbigliamento: forte presenza di aziende al Sud

Se si considera la diffusione sul territorio, è il Sud (34%) l’area geografica più popolata da imprese del settore. Seguono Centro (21%), Nord ovest (20%), Nord est (14%) e Isole (11%).

A livello regionale, superano le 10 mila unità soltanto Campania (18.822), Lombardia (11.658) e Lazio (10.914).

Nella quasi totalità delle imprese del settore le negatività sono assenti (93%), anche se la percentuale è leggermente inferiore rispetto alla media italiana complessiva (95%).

Di quel 7% in cui sono presenti negatività, il 28% riguarda protesti, il 21% pregiudizievoli e 51% procedure.

La forma giuridica più diffusa è l’Impresa individuale (51%), non mancano però le Società di capitali (35%) e le Società di persone (13%).

Quanto ai dipendenti, se gli occupati complessivamente risultano essere 261.104, la media per azienda è di soli 3 addetti, a conferma della dimensione piccola, se non micro, di buona parte delle realtà del comparto.

Di contro, fra le grandi aziende con un importante numero di dipendenti si distinguono:

  • ITX Italia Srl (9.722)
  • Primark Italy Srl (4.934)
  • H&M Hennes&Mauritz Srl (4.199)
  • Miroglio Fashion Srl (3.243)
  • Calzedonia Spa (3.076)

Abbigliamento: trend in miglioramento, ma il rischio è elevato

Analizzando gli indicatori economici, emerge come la distribuzione di esercenti nell’abbigliamento e nelle calzature sia estremamente affollata e frammentata, oltre a essere caratterizzata da un alto livello di concorrenza.

Lo sviluppo di catene monomarca, di centri di gradi superfici e delle vendite online, restringe gli spazi, soprattutto del dettaglio tradizionale composto da realtà di dimensioni contenute.

Il periodo di emergenza pandemica ha accelerato l’aumento dell’e-commerce da parte di marketplace, produttori e catene, in un’ottica di crescente diffusione di strategie e modelli di business che integrano shop fisico e virtuale. Questo processo di digitalizzazione non ha per ora coinvolto, però, le realtà più piccole e quelle sottocapitalizzate, che ancora faticano a cogliere le opportunità del digitale.

Per tutte queste considerazioni, in base alle elaborazioni di Abbrevia X, il comparto pur presentando trend in miglioramento, conferma di avere una classe di rischio elevato.

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