Nell’attuale scenario economico sempre più regolamentato e competitivo la gestione del credito non può prescindere da un elemento cruciale: la cultura della compliance. Il rispetto delle normative, un tempo considerato mero adempimento burocratico, oggi rappresenta un asset strategico per le imprese. E non è il solo, la formazione interna ricopre un ruolo decisivo.
Spesso si tende a considerare il credit management come un’attività meramente tecnica, legata alla conoscenza di strumenti di scoring, analisi finanziaria e procedure di recupero. In realtà, si tratta anche di un tema profondamente culturale.
Il modo in cui un’impresa approccia il credito riflette i suoi valori, la sua propensione al rischio e il rispetto delle regole condivise, la lungimiranza e il livello di preparazione interna nella gestione del portafoglio clienti, così come l’implementazione di procedure e di strategie di recupero efficaci. Una cultura aziendale orientata alla trasparenza e alla responsabilità favorisce decisioni ponderate e comportamenti etici nei confronti dei clienti e dei partner commerciali.
Allo stesso tempo, aiuta a diffondere la consapevolezza che un credito ben gestito non è solo un indicatore di solidità finanziaria, ma anche un elemento distintivo della reputazione aziendale. In questo senso, è fondamentale creare un ambiente di lavoro dove il rispetto delle procedure non è percepito come un obbligo, ma come un valore collettivo.
In questo ambito, cultura della compliance e formazione interna diventano imprescindibili.
Negli ultimi anni, l’evoluzione normativa europea e nazionale ha ridefinito il perimetro operativo delle imprese.
La compliance, ovvero l’adesione a leggi, regolamenti e codici etici, si è trasformata in una leva per migliorare la trasparenza, ridurre i rischi reputazionali e potenziare l’affidabilità sul mercato.
Nell’ambito della gestione del credito, questo si traduce in una maggiore attenzione alla valutazione del merito creditizio, alla tracciabilità dei processi e al rispetto delle regole sulla protezione dei dati e sull’antiriciclaggio.
L’efficacia delle policy di compliance dipende in larga misura dal fattore umano, per questo la formazione interna assume un ruolo determinante. Non basta introdurre procedure e strumenti tecnologici: è necessario formare e aggiornare costantemente il personale, affinché comprenda il significato delle normative e sappia applicarle correttamente nel quotidiano.
Formare le figure coinvolte nella gestione del credito, dal credit manager all’addetto alla riscossione, significa dotarle di una bussola normativa e valoriale. La conoscenza delle linee guida EBA, del framework ESG, della normativa sulla privacy e delle best practice in materia di credito commerciale diventa un investimento nel capitale umano e un presidio contro il rischio operativo.
Adeguati assetti: l’importanza della consapevolezza e il ruolo del management
Un altro aspetto essenziale per costruire una gestione del credito realmente efficace riguarda il grado di consapevolezza interna e il coinvolgimento attivo del management.
La definizione di adeguati assetti organizzativi non può essere demandata esclusivamente a procedure standard o a interventi sporadici di formazione: richiede la partecipazione convinta dei vertici aziendali.
Il management ha il compito di delineare una visione chiara degli obiettivi di compliance e di trasmetterla a tutti i livelli dell’organizzazione, promuovendo comportamenti coerenti e un clima di responsabilità condivisa.
Questa leadership consapevole consente di creare processi operativi robusti, favorire il coordinamento tra funzioni diverse e garantire che le politiche di gestione del credito siano integrate nella strategia complessiva dell’impresa.
Un esempio concreto di assetto organizzativo adeguato in ambito creditizio è l’istituzione di una funzione di credit management supportata da un workflow strutturato e con responsabilità ben definite: valutazione dell’affidabilità del cliente nuovo o esistente, assegnazione dei limiti di fido, monitoraggio continuo degli scaduti e attivazione tempestiva delle azioni di recupero.
L’uso di strumenti digitali per integrare i dati tra diverse provenienze completa il quadro, assicurando un sistema di governance proattivo capace di generare valore e proteggere la continuità aziendale.
Nella costruzione di assetti organizzativi e informativi solidi e coerenti con le esigenze di compliance e la gestione del credito, un ruolo rilevante è svolto dai professionisti esterni, come commercialisti e revisori legali.
Queste figure, grazie alla loro competenza tecnica e alla visione trasversale dei processi aziendali, possono supportare l’impresa nell’individuare le aree di rischio, definire procedure di controllo interno e verificare periodicamente l’adeguatezza dei presidi organizzativi.
Allo stesso tempo, la loro attività di consulenza contribuisce a diffondere una cultura di legalità e trasparenza, fungendo da stimolo al miglioramento continuo.
Anche la formazione specialistica, erogata da enti qualificati e associazioni di categoria, rappresenta un alleato prezioso: aggiornare in modo costante imprenditori, manager e personale operativo sulle novità normative e sulle best practice di gestione del credito consente di trasformare le conoscenze in strumenti concreti di governance aziendale.
L’integrazione tra il know-how interno e l’esperienza dei consulenti esterni si traduce così in un sistema di controllo capace di prevenire criticità e valorizzare le risorse dell’impresa.
Come scegliere un consulente per l’adeguatezza organizzativa?
Visto il ruolo decisivo di professionisti esterni, viene spontaneo chiedersi: come si sceglie un consulente per l’adeguatezza organizzativa?
Quando un’azienda decide di avvalersi di un consulente per l’adeguatezza organizzativa, è importante valutare con attenzione alcuni fattori determinanti:
Il professionista deve possedere una conoscenza approfondita delle normative di riferimento, delle prassi di settore e delle dinamiche operative che caratterizzano la gestione del credito, la compliance e la governance societaria.
L’indipendenza e la capacità di offrire un approccio libero da conflitti di interesse.
Oltre alle competenze, conta anche la capacità di adattarsi alla cultura aziendale, comprendere le specificità del contesto operativo e proporre interventi applicabili nella pratica quotidiana.
Un consulente che sappia unire competenze tecniche, sensibilità relazionale e attitudine alla collaborazione può diventare un partner strategico per consolidare i controlli interni, valorizzare le risorse già presenti in azienda e rafforzare l’integrazione tra compliance e gestione del credito.
Un’efficace gestione del credito, oggi più che mai, inizia dalla consapevolezza e dalla competenza delle persone interne ed esterne all’azienda.
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Approfondimenti
Le informazioni commerciali si distinguono tra pubbliche ed investigate a seconda della profondità dell’analisi e del lavoro svolto dai professionisti del settore investigativo.
Vediamo quali sono le differenze sostanziali.
Monitorare gli indici di solvibilità aziendale è un passaggio fondamentale per valutare la stabilità economico-finanziaria di un’impresa.
Per valutare se un’azienda è sana è indispensabile analizzare il suo bilancio. Una struttura finanziaria equilibrata, una gestione efficiente e una buona capacità di generare profitti sono tutti indicatori positivi, ma quando un’impresa può dirsi davvero in salute?