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Nella Pubblica Amministrazione si aprono nuovi scenari. L’investigatore privato, figura professionale sino a poco tempo fa adottata solo nell’ambito delle investigazioni difensive private, diventa oggi professionista impiegato anche nella pubblica amministrazione.

Il via libera arriva dalla Corte dei Conti che, con la sentenza n. 36954/2016 depositata il 22 gennaio scorso,  autorizza il dirigente pubblico ad avvalersi di detective privati al fine di verificare l'effettiva esistenza di comportamenti illeciti di un dipendente anche nel settore pubblico.

La vicenda sottoposta al vaglio della Corte dei Conti riguarda il caso di colui che era stato il Presidente di un’azienda a partecipazione pubblica, il quale aveva ingaggiato un’agenzia investigativa per l’espletamento delle indagini sulle attività retribuite che un dipendente si sospettava svolgesse durante l’utilizzo del congedo parentale concessogli ai sensi della L. 53/2000 e che, sul presupposto che non fossero stati effettuati controlli sulla possibilità di ricorrere a soluzioni meno onerose per la società (servizi ispettivi dell’amministrazione pubblica, evitando dispendi di risorse finanziarie), era stato condannato al pagamento in favore dell’azienda stessa dei danni derivanti dalla spesa sostenuta per l’incarico investigativo (peraltro il dipendente era stato condannato nel 2010 sulla base dei fatti accertati per mezzo dell’attività investigativa, ma “paradossalmente” il Giudice del Lavoro non aveva ricompreso nella condanna le relative spese).

I giudici contabili si sono espressi proprio sul suo appello, visto che gli era stata addebitata la spesa sostenuta per l’attività d’indagine.

Per la Seconda sezione giurisdizionale centrale d’appello della Corte deve infatti ritenersi che «l’urgenza» abbia indotto «ad utilizzare il mezzo che appariva attendibilmente più idoneo, anche per la prevedibile maggiore rapidità d’intervento, a disvelare il comportamento del dipendente sospettato di svolgere attività retribuita presso terzi nel periodo di congedo parentale». Nella sentenza si legge che il ricorso all'agenzia investigativa privata ha "condotto il giudice del lavoro a confermare la legittimità della sanzione disciplinare e, quindi, condannare il dipendente infedele al risarcimento dell'intero danno cagionato alla società"

Anche sul fronte del pubblico impiego sembra diventato legittimo avvalersi di un’agenzia investigativa per raccogliere elementi di prova lampante e utile a reprimere eventuali azioni illecite e lesive dell’interesse dell’azienda e che, in quanto tali, costituiscono grave inadempimento dei doveri fondamentali del lavoratore.

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