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Quando una coppia stabilisce l’irreversibilità di una crisi all’interno del matrimonio, i partner possono ricorrere alla separazione di fatto o alla separazione legale. A questa fanno seguito le decisioni in ambito di affido minori e determinazione o ricalcolo dell’assegno di mantenimento.

In sede di separazione legale, se le parti giungono a un accordo circa i risvolti patrimoniali inerenti al termine della loro relazione si procede per separazione consensuale. In caso contrario, uno dei due coniugi può decidere di avviare l’iter di separazione giudiziale, ex art. 150 e 151 del Codice Civile.
Sia per la separazione consensuale che per la separazione giudiziale, con o senza prole, il giudice stabilisce l’assegno di mantenimento da versare periodicamente all’ex partner o ai figli nati dal matrimonio, sotto forma di denaro o altre voci di spesa (canone di affitto, rate condominiali, altre spese).

Criteri e parametri di determinazione dell’assegno di mantenimento

L’assegno di mantenimento è previsto dall’art. 156 del Codice Civile, che ne determina i presupposti affinché uno dei coniugi possa ottenerlo.
In base alla legge 74/1987 art. 10:

“I coniugi devono presentare all’udienza di comparizione avanti al presidente del tribunale la dichiarazione personale dei redditi e ogni documentazione relativa ai loro redditi e al loro patrimonio personale e comune.”

Dopo la comparazione delle condizioni economico-patrimoniali, il giudice di merito concede l’assegno di mantenimento al coniuge che ne fa espressamente domanda se questi:

Nel computo del reddito sono comprese tutte le utilità economicamente valutabili, oltre al denaro, come ad esempio beni immobili, investimenti, titoli di credito, partecipazioni a società, titolarità di aziende, disponibilità della casa coniugale.
Per determinare l’importo o il ricalcolo dell’assegno di mantenimento, il giudice valuta anche le condizioni personali del coniuge che lo richiede, cioè se può svolgere un lavoro retribuito in relazione a età, condizioni di salute, esperienza lavorativa e anni di inoccupazione.

Nuovo assegno di mantenimento: quando si annulla?

Da maggio 2019, la Commissione di Giustizia ha approvato il nuovo assegno di mantenimento che si discosta dal criterio di conservazione del “tenore di vita” della coppia. Decade perciò la funzione puramente assistenziale dell’assegno, a favore di quella compensativa e riequilibratrice del reddito. Nei casi di redditi pressoché simili, infatti, nessuno dei coniugi ha diritto a questa misura.

L’obbligo di versamento dell’assegno di separazione cessa nel momento in cui i coniugi divorziano, si riconciliano o se il matrimonio è dichiarato nullo. L’assegno divorzile, invece, decade se il beneficiario intraprende una nuova relazione stabile o contrae nuovo matrimonio.

Se dalla coppia sono nati dei figli, entrambi i genitori hanno l’obbligo di mantenimento in proporzione alla propria capacità di reddito e lavoro. Questo vale per i figli minori, ma anche per i maggiorenni non ancora economicamente indipendenti. A differenza di quanto attiene all’ex coniuge, ai figli deve essere garantito il rispetto del precedente tenore di vita famigliare, come da recenti pronunce giurisprudenziali tra le quali l’ordinanza della Corte di Cassazione n. 15774/2020.

Revisione dell’assegno: cosa succede se mutano le condizioni di separazione

Poiché basato su condizioni mutevoli, anche l’importo dell’assegno di mantenimento è suscettibile di revisione nel tempo. Le condizioni di separazione e divorzio possono essere modificate su richiesta di uno dei coniugi, su giustificato motivo.

I parametri che agiscono sul ricalcolo dell’assegno di mantenimento devono afferire a uno squilibrio nei rapporti tra ex coniugi o con i figli. Ad esempio, il miglioramento o peggioramento della situazione economica del beneficiario dell’assegno oppure di chi è obbligato a versarlo, ma anche una eventuale incongruenza dei dati sui redditi forniti dall’uno o l’altro coniuge.

L’importanza delle prove per ricalcolare l’assegno di separazione o divorzio

In questi casi, quindi, è necessario accertare la sopraggiunta inadeguatezza di mezzi economici o, in generale, la reale impossibilità di procurarseli per ragioni oggettive. È qui che il supporto di una società investigativa con regolare licenza ex art. 134 TULPS può fare la differenza nel provare l’esistenza di cosiddetti lavori “in nero”, di una nuova eredità o di altri redditi non dichiarati. Le indagini approfondite rapportano la situazione patrimoniale dichiarata all’effettivo stile di vita dei partner, e accertano che si conservino i presupposti per l’erogazione dell’assegno di mantenimento. Le prove vengono raccolte in un Dossier riproducibile in sede giudiziaria dall’investigatore privato.

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