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I cambiamenti climatici non rappresentano solo un tema ambientale.

Diverse iniziative sottolineano l’importanza di prendere misure per minimizzare il potenziale impatto di catastrofi collegate al clima su economia, investimenti, stabilità politica e produttività agricola.

Tra le aree più colpite l’Italia.

Il riscaldamento della Terra è una realtà. Secondo uno studio da poco diffuso dal CNR, esistono degli hot spot, ovvero dei punti caldi del pianeta che si riscaldano più rapidamente di altri: tra questi spiccano Amazzonia, Sahel, Africa Occidentale, Indonesia e Asia centro – orientale e a breve distanza segue anche il Mediterraneo. Secondo un altro studio, in Italia l’aumento della temperatura media è superiore a quello globale ed europeo: con un aumento della temperatura di 0,93 gradi da qui al 2050.

I danni previsti potrebbero ammontare a circa 20-30 miliardi di euro di mancata produzione di beni e servizi.

Mappa diffusa da CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) con indicazione degli hot spot climatici (in rosso) basata su sette indicatori legati alla temperatura, alla precipitazione e alla loro variabilità inter-annuale. 

Secondo Provenzale, direttore dell'Istituto di geoscienze e georisorse (Igg-Cnr) di Pisa “gli hot spot identificati sono in accordo con quelli evidenziati dalle proiezioni fornite dai modelli del clima globale, dei quali quindi si conferma la validità, ciò indica che il cambiamento globale non è una mera ipotesi futura, ma un processo già in corso. L'identificazione delle regioni più sensibili dovrebbe stimolare lo sviluppo di strategie internazionali di mitigazione dei rischi e di adattamento".

Il Gruppo Unipol ha proposto un modello di prevenzione e gestione della catastrofi naturali per gestire il rischio e i risarcimenti collegati al cambiamento climatico. Il sistema italiano non prevede l’accantonamento di riserve per affrontare eventi catastrofali. Non a caso il 90% delle PMI che restano inattive una settimana a causa di catastrofe diminuendo cosi la produzione e la perdita di immagine derivanti dai lunghi tempi di indennizzo, fanno spesso più danni dell’evento catastrofale stesso e falliscono entro l'anno seguente.

Secondo un recente rapporto di Mercer dove valuta l’impatto del cambiamento climatico sugli investimenti: l’idea sarebbe quella di inserire il cambiamento climatico nei modelli di rischio in uso. Il report “Investing in a time of climate change” si basa su quattro scenari di climate change e su quattro fattori di rischio climatico.

Il principale rischio è a livello di industry: il settore del carbone, ad esempio, potrebbe vedere i rendimenti annui medi scendere tra il 18% e il 74% nei prossimi 35 anni, con maggiore impatto nei prossimi 10 anni.

Nel mese di maggio presso la conferenza Climate Finance Day di Parigi, il colosso Axa ha annunciato prossimamente il ritiro dei propri investimenti nelle società minerarie il cui fatturato derivi per oltre il 50% dal carbone e nelle società elettriche la cui produzione derivi per oltre il 50% dal carbone.

Segno positivo invece per le energie rinnovabili, con rendimenti annui medi in crescita tra il 6% e il 54% nei prossimi 35 anni e tra 4% e il 97% nel prossimo decennio. L'agroalimentare invece è tra i settori più esposti al rischio climatico e catastrofale. Un report di Lloyd's ha evidenziato come l'impatto di El Nino nel 2015, la diffusione della ruggine di frumento in Russia e l'aumento di temperature in Sud America (fenomeni in atto) potrebbero portare i prezzi di grano, mais, soia e riso a quadruplicare. Un aumento dei prezzi del cibo porterebbero ad instabilità politiche in Nord Africa, Medio Oriente e America Latina oltre ad un impatto diretto sui mercati azionari europei, con un calo del 10%.

In linea generale con un aumento delle temperature pari a 2 gradi, performano meglio le azioni legate a emergenti, infrastrutture, immobili, legno e agricoltura. Con un aumento delle temperature di 4 gradi, invece, si avrebbe un impatto negativo su emergenti, immobili, legno e agricoltura, ma non sulle infrastrutture.

Analizzando questo articolo, è evidente che il fattore clima si appresta a entrare nei modelli di valutazione degli investimenti e del rischio per il medio e il lungo termine.

 

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