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Per quanto si possa essere razionali, le emozioni e i sentimenti giocano un ruolo fondamentale nelle nostre scelte quotidiane, anche quelle economiche. La finanza comportamentale studia proprio come comportamenti emotivi condizionano le decisioni finanziarie.

La Borsa scende, svendo le mie azioni in perdita. I miei amici hanno tutti investito su un certo titolo, allora lo compro anch’io. Pensate che siano scelte logiche queste? Non proprio, o forse è meglio dire non solo.

Una decisione non si basa soltanto su fattori razionali, ma anche sulle esperienze passate, il contesto ambientale e le proprie convinzioni. Per questo, a differenza di quanto si possa pensare, in finanza non è raro commettere errori facendosi guidare dall’emozione del momento.

Cos’è la finanza comportamentale?

La finanza comportamentale, branca dell’economia comportamentale, analizza come i fattori psicologici condizionano le decisioni finanziarie e inizia a diffondersi negli anni Settanta e Ottanta, grazie agli studi degli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky, su come i mercati finanziari potessero essere influenzati dalle emozioni degli investitori.

Alla divulgazione e notorietà della finanza comportamentale contribuirono poi in modo decisivo anche economisti come Robert J. Shiller, Richard Thaler e Nassim Taleb.

Scelte finanziarie fra convinzioni e pregiudizi

Quali sono le principali trappole in cui si può incorrere quando si fanno delle scelte finanziarie? Gli studiosi hanno individuato centinaia di percezioni distorte (anche dette bias), vediamo assieme quelle più frequenti e comuni.

Bias di conferma: ammettiamolo, amiamo tutti aver ragione. Per questo quando cerchiamo delle informazioni il nostro cervello si concentra su quelle che confermano l’idea che ci siamo fatti su un determinato argomento. Vale per quando dobbiamo scegliere se e in cosa investire, ma anche quando dobbiamo decidere se acquistare oppure no un determinato prodotto o un servizio, come pure quando ci facciamo un’opinione su una persona o un’azienda.

Bias dell’attività o iperattività: si tratta dell’istinto di dover agire a tutti i costi, soprattutto durante i momenti difficili, perché riteniamo che agire sia sempre preferibile al prendersi del tempo per organizzare un piano efficace. L’azione, infatti, ci dà l’impressione di poter riuscire a toglierci dallo stress che proviamo rispetto a una certa situazione. Raramente le decisioni affrettate, prese sotto pressione, sono basate su una reale strategia e potrebbero risultare anche molto dannose. Del resto, si sa che la fretta non è una buona consigliera.

Paura del rischio: l’avversione al rischio da un lato può proteggere da scelte azzardate, dall’altro però potrebbe diventare paralizzante e impedirci di valutare investimenti o strategie che potrebbero rivelarsi più funzionali alle nostre esigenze.

Paura del fallimento: ecco un’emozione molto comune che incide negativamente sulla capacità di prendere decisioni logiche e sulla capacità di giudizio. Talvolta, di fronte a una scelta che si è rivelata sbagliata la cosa migliore da fare è metterla in discussione, ammettere la sconfitta e tornare sui propri passi, invece di portarla avanti anche a costo di peggiorare la nostra situazione.

Avversione alla perdita: secondo alcune teorie, la perdita viene considerata in misura maggiore rispetto a un guadagno dello stesso ammontare. Per questo, un investitore per timore della perdita potrebbe commettere degli errori di valutazione come investire in modo irrazionale pur di cercare di recuperare o mantenere un investimento ad oltranza per il timore di “monetizzare” la perdita andando incontro al rischio di conseguenze ancora più pesanti.

Eccesso di fiducia: avere fiducia in sé stessi e nelle proprie scelte è un atteggiamento positivo, talvolta però si tende a sovrastimare le proprie capacità e la propria abilità di prendere buone decisioni. Fidarsi troppo del nostro istinto e del nostro fiuto, piuttosto che basarci su dati oggettivi potrebbe avere conseguenze decisamente deleterie.

Effetto gregge: nonostante ci si senta unici e originali, spesso nelle decisioni si segue la massa perché si finisce con il fidarsi del giudizio della maggioranza, o di chi ci circonda, più che del nostro. Del resto, le famose bolle speculative finanziarie sono spesso state generate proprio da questo tipo di comportamenti.

Nel business le scelte informate e consapevoli sono le più efficaci

Quelli appena elencati sono solo alcuni dei bias comportamentali che influiscono sulle nostre decisioni. Convinzioni, pregiudizi e atteggiamenti che condizionano non solo le scelte in finanzia, ma anche nella vita privata e nel business.

Il nostro suggerimento, in quest’ultimo ambito, è quello di supportare ogni vostra strategia con informazioni di qualità e dati oggettivi.

Sugli altri ambiti, lasciamo a voi la scelta, ma desideriamo lasciarvi stimolando la vostra consapevolezza: siate onesti con voi stessi, quante volte le vostre decisioni sono state prese in modo razionale e quante sono stato frutto di condizionamenti emotivi?

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