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Con il cambio di tendenza previsto per i crediti non performanti, sarà cruciale per le Finanziarie la gestione dei nuovi flussi insoluti nel credito al consumo.

Complice il maggior risparmio attuato da una parte degli italiani, il 2020 è stato un anno segnato da un calo delle richieste di prestiti personali e finalizzati da parte delle famiglie, registrando un’inflessione rispettivamente del -24,7% e del -13,5% (Fonte: Rapporto Eurisc-Crif). Queste due tipologie di finanziamento rientrano nella categoria del credito al consumo e vengono concessi dalle Banche e dalle Società Finanziare per l’acquisto di beni e servizi sul mercato.

A settembre 2020 i depositi sui conti correnti e simili sono aumentati dell’8% (Fonte: Associazione Bancaria Italiana). Complici il calo dell’indice dei consumi (Icc) del 14,7% (Fonte: Confcommercio) e la moratoria sui prestiti che ha permesso un maggior accumulo di liquidità in capo ai privati. Va inoltre tenuto presente il contributo indiretto del blocco temporaneo dei licenziamenti che, in prospettiva di un ritorno allo status quo, può aver indotto le famiglie ad un aumento dei risparmi in via preventiva, onde evitare situazioni di difficoltà economica future.

A conferma di questa fase di rallentamento dei consumi ed aumento del risparmio, da uno studio di Banca Ifis emerge che il tasso di deterioramento dei crediti è rimasto pressocché invariato rispetto al 2019, attestandosi all’1,1%, per un totale di 654mila debitori con crediti in sofferenza a fine settembre 2020, dei quali il 64% destinati alle famiglie.

LE PROSPETTIVE PER IL PROSSIMO FUTURO

Questa situazione di stallo non sembrerebbe però destinata a durare. Come affermano i dati di inizio anno, le previsioni per il mondo prestiti non risultano promettenti e ci si aspetta un cambio di tendenza per i crediti non performanti. Nello specifico, la stima degli NPE, non-performing exposures, nel 2020 per il settore bancario italiano si attestava a 340 miliardi di euro e ci si aspetta un incremento a 389 nel 2021 e a 441 nel 2022.

Tra i vari fattori da tenere in considerazione, le previsioni ISTAT sul tasso di disoccupazione annunciano un incremento dal 9,4% nel 2020 all’11% nel 2021. Da considerare poi l’effetto delle regole stabilite dall’European Banking Authority (EBA) entrate in vigore a gennaio 2021 (articolo 178 del Reg. UE n. 575/2013). Queste stabiliscono criteri nuovi e più restrittivi in base ai quali le Banche possono stabilire se un cliente non sia più in grado di pagare il proprio debito, entrando quindi in stato di default.

A tutto ciò si somma la fine delle moratorie prevista per giugno 2021, quando 95 miliardi di euro di crediti concessi a 1,4 milioni di cittadini verranno scongelati e saranno soggetti ai nuovi criteri di valutazione (Fonte: Federazione Autonoma Bancari Italiani). Secondo le previsioni, il tasso di default dovrebbe pressocché raddoppiare rispetto a quello registrato nel 2018/2019, raggiungendo il 2,8% (Fonte: Banca Ifis).

Data la situazione già segnata dalla pandemia globale e date le prospettive sui crediti deteriorati non particolarmente promettenti, la capacità degli Istituti di credito di gestire i nuovi flussi insoluti assumerà un ruolo cruciale.

Lo sblocco dei licenziamenti è previsto per il 30 giugno 2021 e, unendo le previsioni ISTAT sull’andamento del tasso di disoccupazione, il rischio che alcuni rimangano senza lavoro è purtroppo concreto. Tenuto conto della fine delle moratorie, questo può significare il passaggio allo stato di default per molti crediti che erano stati concessi in precedenza e la necessità per le Finanziarie di procedere al recupero.

Informazioni aggiornate sull’effettivo stato dei clienti sono il punto cardine per una valutazione consapevole dei crediti. Visto l’andamento degli NPL che si prospetta nei mesi a venire, possedere una conoscenza approfondita può fare la differenza per Banche e Società Finanziarie specializzate nel credito al consumo. Società qualificate in NPL e investigazioni sul credito mettono a disposizione processi personalizzati da cui partono analisi massive utili alla clusterizzazione del portafoglio crediti. Questo permette di comprendere l’effettivo stato delle posizioni aperte per poi entrare nel dettaglio di quelle più rilevanti dal punto di vista di un potenziale pignoramento.

Se da un lato l’andamento economico dipenderà in larga misura da quello dell’emergenza sanitaria, indispensabile per il rilancio del Paese sarà la ripresa dei consumi, per la quale risulterà necessario garantire la liquidità alle famiglie. Il recupero degli insoluti sarà quindi utile anche in ottica di ripartenza, in quanto garantirà alle Finanziarie la liquidità necessaria per concedere nuovi finanziamenti a privati e famiglie.

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