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La situazione di emergenza sanitaria in cui stiamo vivendo sta ormai lasciando il passo, in termini mediatici e concentramento delle risorse, alla crisi economica che ne conseguirà. Sono diversi infatti gli scenari ipotizzati per le imprese italiane nei prossimi mesi, basati sui dati reali e previsioni più o meno ottimistiche.

Se concentriamo l’attenzione sul mondo delle imprese, si stima che le perdite di fatturato potrebbero rientrare in un range tra i 220 ed i 470 miliardi di euro rispetto ai dati del 2019. Il tutto dipenderà dalla capacità del sistema economico e della politica di far ripartire più o meno rapidamente la macchina. A livello percentuale si parla quindi di una forbice che parte da un -7,4% ad addirittura un -17,8%. (Fonte: Cerved Industry Forecast)

Secondo altre stime, basate su di un campione di PMI con fatturato tra 2 e 50 mln, questa forbice è più ristretta e passa da un calo del 4% ad un massimo del 10%. Mentre in termini di fatturato il calo pare più lieve per via del campione più ristretto, la percentuale che fa riflettere è quella relativa alla probabilità di default. Ad essere più a rischio sono infatti le aziende con un rating tra B e BBB che rappresentano ben il 65% delle PMI italiane. Per capire le dimensioni dell’aumento ipotizzato da questi stress test basti pensare che un’impresa con rating B passa dallo 0,98% al 3,29%. Per avere un termine di paragone, prima della crisi il rischio di default per un rischio CCC era del 2,38%. (Fonte: ModeFinance)

Chiaramente poi è da tenere in considerazione la differenziazione a livello settoriale in termini di rischio. Da una parte troviamo tutte le aziende del settore turistico, degli eventi e convegni e dell’automotive, che risultano essere le più colpite in assoluto. Dall’altra invece il commercio online, la distribuzione alimentare ed il settore farmaceutico/sanitario che hanno visto un incremento dei volumi d’affari.

Ora con la fase 2 alle porte ed un tempo fisiologico per comprendere modalità e dimensioni degli interventi del governo e dell’Europa, una cosa è certa, il periodo che ci aspetta (economicamente parlando) sarà decisamente incerto e instabile. E come ci si comporta di fronte all’incertezza? Si cerca in tutti i modi di chiarire il più possibile i dubbi e mitigare il rischio. In ambito credito la valutazione preventiva dei nuovi clienti ed il monitoraggio del proprio portafoglio clienti saranno fondamentali.

Valutare l’affidabilità commerciale di un’azienda in questo momento porta però con sé delle insidie da tenere in considerazione. I numeri della crisi economica infatti si vedranno nei bilanci delle aziende solo a luglio 2021, questo vuol dire tra ben 15 mesi. Questo calcolo vale per le aziende che saranno ancora in piedi, sperando in un’azione delle Istituzioni che le porti ad essere il maggior numero possibile. Stesso discorso vale per le aziende che purtroppo non ce la faranno. I loro sintomi di crisi non saranno pubblici prima di diversi mesi, con l’apertura delle relative procedure concorsuali.

E’ proprio in questo momento che le indagini sul credito e l’attività investigativa di società, dotate di licenza ex 134 TULPS, diventano fondamentali. Reperire informazioni ufficiose su eventuali crisi di liquidità ed operatività a rischio sono ora delle informazioni vitali nella concessione di credito. Le credit policy delle aziende cambieranno senza dubbio e ci sarà da ristudiare la propria politica commerciale. In questo contesto conoscere la reale e attuale situazione economico-finanziaria dei propri partner potrebbe in questa situazione fare la differenza.

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"Covid-19 e Imprese: il rischio di credito e l’importanza dell’analisi in tempo di crisi"

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