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Le differenze a livello internazionale sul sistema di recupero crediti per Banche, Utilities e Aziende

 

 

Il tema dei crediti deteriorati è sempre al centro dell’attenzione del Sistema Bancario mondiale e le mosse della BCE per l’Europa e delle Banche Nazionali di tutto il globo, continuano a spingere verso una semplificazione della gestione NPL, con miglioramenti che arrivano ma sempre a rilento.

Ma la questione “sofferenze” nasce da un problema di fondo, cioè la complessità del sistema di recupero crediti che porta a dilatare i tempi di rientro, aumentando i costi e parallelamente la solvibilità dei debitori che, se in una situazione di crisi, diventa inversamente proporzionale al tempo stesso di origine del credito. Il sistema italiano come sappiamo, se pur “sulla carta” molto strutturato, possiede delle lacune che vanno ad impattare sull’intero ciclo economico.

Ma come è valutato il sistema italiano in relazione ad altre realtà europee e mondiali? Qual è il nostro livello di complessità nel recupero crediti? Uno studio statistico approfondito ci permette di inquadrare questa misura tramite l’analisi di tre diversi fattori, il sistema dei pagamenti e il relativo DSO (Days Sales Outstanding) medio nazionale, il sistema legale e le procedure di insolvenza aziendale. I tre fattori vanno a ad assegnare un punteggio da 0 a 100 dove 100 equivale alla complessità massima.

In questa classifica l’Italia si posiziona al 28° posto tra i 50 Paesi analizzati, i quali insieme rappresentano il 90% del PIL globale, con un punteggio di 50 su 100. Tra i tre fattori quello più critico si conferma il sistema giudiziario e le procedure di recupero crediti legale con un tempo medio per i casi di disputa di quasi tre anni, che porta a concentrare l’attenzione nella parte stragiudiziale, anche per il costo relativamente elevato delle spese legali, se pur compensate alla parte che vince la causa. Anche la qualità del sistema dei pagamenti si posiziona al secondo dei quattro range di punteggio (dove il 4° rappresenta il più complesso) con un DSO medio di 85 giorni, se pur in diminuzione rispetto all’anno precedente. Ultimo fattore, anche questo al 2° range è quello delle procedure di insolvenza delle aziende, strettamente collegate alle possibilità del Creditore di rifarsi sul Debitore. Pur esistendo la possibilità di rinegoziazione del debito a livello legislativo queste procedure vengono nella pratica poco utilizzate per cui la liquidazione resta l’unica via, con conseguente difficoltà di rientrare sui crediti unsecured.

Il vincitore di questa speciale classifica è l’Arabia Saudita che ottiene un punteggio complessivo di 91 su 100 seguita dagli Emirati Arabi Uniti e la Malesia. Al quarto posto troviamo invece la Cina che nonostante la crescita costante, se pur rallentata rispetto a qualche anno fa, riscontra ancora grossi problemi in ambito di recupero crediti, con un DSO medio di 89 giorni ma con la sempre più comune strategia di gestione della liquidità con richiesta di pagamenti a 120 e 180 giorni. La scarsa presenza di informazioni commerciali sulle aziende cinesi, per la non obbligatorietà del deposito dei propri dati, non aiuta poi a valutare l’affidabilità finanziaria di potenziali clienti. Inoltre l’alta complessità del sistema legale, unita alla sua carenza di trasparenza e alle tempistiche molto dilatate, porta a concentrarsi sulla fase stragiudiziale.

Il top performer capovolgendo la classifica è la Svezia, con un punteggio di 29 su 100 e le migliori situazioni in ognuno dei tre fattori oggetto d’analisi. Al secondo posto troviamo la Germania che presenta una media giorni di pagamento di 53 giorni ma soprattutto un sistema che obbliga il debitore a pagare il danno causato dal mancato pagamento ed un controllo “sociale” che spinge le aziende tedesche a mantenere il proprio comportamento creditizio in ordine. Inoltre il sistema legale permette di iniziare velocemente ed in maniera efficace la fase pre-legale. Nel caso in cui il debitore nelle due settimane successive non saldi il debito allora parte il procedimento giudiziario che comunque, a seconda dei casi, si aggira tra i 3 ed i 12 mesi.

Per chiudere questa panoramica è significativo il fatto che l’Italia si trovi in una situazione peggiore di paesi europei come Grecia e Romania ma anche di nazioni come il Senegal, che registra un DSO di 60 giorni ed un sistema legale, sulla linea di quello francese, relativamente più rapido rispetto al nostro.
Per guardare però il bicchiere mezzo pieno ed essere ottimisti, oltre al miglioramento oggettivo della situazione NPL italiana con 1/4 dei crediti deteriorati smaltiti nell’ultimo anno, possiamo sottolineare che il recupero crediti nostrano è più efficiente di quello degli Stati Uniti d’America (fonte dati: Euler Hermes).

 

 

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