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Il Dipendente era stato colto in flagrante nell’abuso dei permessi ex legge 104 da Abbrevia

 

Sono sempre più frequenti i casi relativi ai cosiddetti “furbetti” ed al fenomeno dell’assenteismo, sia nel pubblico che nel privato; si va dagli assenteisti seriali che richiedono i permessi in giornate strategiche come week-end e prefestivi alle timbrature fraudolente del cartellino fino appunto all’utilizzo illecito di permessi malattia e relativi all’assistenza di familiari disabili (ex legge 104).

Al termine dello scorso anno anche la Elcograf, ex Mondadori, si era trovata di fronte ad un caso relativo ad un proprio dipendente della sede di Cles, in Trentino, sospettato di richiedere proprio i permessi ex legge 104 per assistere la madre con disabilità, per poi utilizzarli in maniera illecita.          
Il sospetto in questo caso era nato dalla ripetitività dei giorni di permesso richiesti in giornate chiave della settimana, come il venerdì, o nelle giornate con turno di notte; questo aspetto, unito ai rumors in azienda che facevano presupporre un uso non proprio lecito da parte del Dipendente ha portato alla decisione di rivolgersi ad un’agenzia investigativa.

Da qui entra in scena Abbrevia, specializzata in Investigazioni aziendali, che inizia a svolgere un’attività  investigativa articolata durante le ore di permesso richieste dal Dipendente. Dall’appostamento volto ad individuare il soggetto al pedinamento in auto durante gli spostamenti, fino all’utilizzo di più operatori in indagini incrociate per dimostrare un reale illecito da parte del lavoratore. La reiterazione del comportamento scorretto ed il rispetto del principio di completezza e pertinenza delle informazioni necessitano infatti il reperimento di elementi probatori, in forma di immagini video/fotografiche, che siano sufficienti a provare senza ombra di dubbio che le attività svolte fossero completamente separate e differenti dall’assistenza del parente disabile. E quale è stato il risultato delle indagini?

Lavoro in campagna, piccole gite fuori porta e pomeriggi di shopping. Così passava il tempo il Dipendente durante i permessi.  Questo comportamento, secondo quanto affermano le sentenze in materia, va contro fondamentalmente a due principi di tutela aziendale: il primo è quello relativo alla lesione del rapporto fiduciario con l’azienda ed il secondo è la possibilità per questa di tutelare il patrimonio aziendale, evitando in questo caso di pagare dei permessi retribuiti e/o di sopperire con lavoro straordinario all’assenza del lavoratore in quelle ore. Le sentenze in materia vanno nella maggior parte dei casi a confermare, proprio per queste due motivazioni, la legittimità del licenziamento per giusta causa del lavoratore, che data la gravità del fatto può arrivare anche senza il preavviso.

Una volta che le prove sono state reputate sufficienti per convocare il Dipendente e prendere provvedimenti nasce la questione morale: è giusto licenziare una persona che sbaglia e approfitta dell’azienda con cui lavora per badare alle proprie faccende? E’ corretto far perdere la sicurezza di uno stipendio ad un lavoratore, che magari da quello stipendio fa campare una famiglia intera?

E’ la stessa domanda che si sono posti i responsabili Elcograf, ex Gruppo Mondadori e Leader Italiano oltre che tra i primi in Europa nella Stampa, di fronte alle prove inconfutabili dell’abuso dei permessi 104 da parte del proprio collaboratore.

Dopo un’attenta valutazione la decisione dell’Azienda ha graziato il Lavoratore, lasciandolo al suo posto di lavoro, ma infliggendogli comunque una punizione, con la sospensione per  7 mesi dall’attività lavorativa senza retribuzione. Se si tiene in considerazione che il dipendente in questione ha oltre 50 anni e che a quell’età rientrare nel mondo del lavoro diventa un’impresa molto ardua, la decisione dell’Azienda è di certo magnanima.  L’unione tra punizione e gogna sociale, insieme al perdono ed alla “seconda possibilità” concessa da una parte dà un segnale di umanità, che nella percezione generale dei lavoratori verso le grandi aziende si è un po’ persa, dall’altra manda un segnale comunque forte agli altri dipendenti che probabilmente ci penseranno due volte prima di imitare i comportamenti del proprio collega.

Sul proliferare di casi come questo Cristina Sartori, Responsabile della Business Unit Investigazioni di Abbrevia afferma: “In questi anni la consapevolezza da parte di Imprenditori, Responsabili HR, Consulenti del Lavoro, del reale valore delle perdite economiche, dirette ed indirette, che un dipendente assenteista può portare sta crescendo, senza considerare i danni che subisce l’ambiente di lavoro se il comportamento è noto ai dipendenti corretti. Questo vale sia per il settore privato che per il pubblico, dove l’intervento delle società investigative, con regolare licenza ex 134 TULPS, oltre che essere legittimo è confermato come strumento del Dirigente della Pubblica Amministrazione dalla Corte dei Conti”   .

In questo caso si fa riferimento alla sentenza della Corte dei Conti su un caso avvenuto proprio in Trentino, di una società partecipata al 99% dal Comune di Arco, la quale ha permesso di aprire le porte alle Investigazioni senza dover attendere l’intervento delle forze dell’ordine, impegnate giustamente in attività più centrali e prioritarie. Il Dirigente della PA ha perciò potuto richiedere l’intervento della società investigativa, i cui costi sono stati poi coperti dal dipendente infedele stesso, in seguito alla conferma del licenziamento.

Per concludere il discorso sulla correttezza del licenziamento dal punto di vista morale non c’è probabilmente una risposta unica: ogni caso ha una sua storia e deve essere valutato nel dettaglio, senza dimenticare l’importanza di avere un Lavoro; questo ovviamente vale sia per il Datore di lavoro che per il Lavoratore stesso.

 

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