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Gli sviluppi della tecnologia legata al settore finanziario aprono due vie percorribili per Istituti finanziari tradizionali e grandi società informatiche, con le startup Fintech nel mezzo.

 

Per avere un’idea del mondo Fintech sono interessanti i dati di circa 750 Startup innovative del settore nate negli ultimi sei anni a livello mondiale, che vedono una raccolta di fondi pari a quasi 27 miliardi di dollari. Di queste il 58% si posizionano nel settore dei servizi banking mentre il 21% sugli investimenti, il 5% sui servizi assicurativi alternativi ed il resto su altri servizi finanziari o di supporto al settore.         
L’Italia da questo punto di vista si posiziona purtroppo agli ultimi posti con una raccolta di finanziamenti, tra business angel, venture capital, istituti bancari di circa 30 milioni nel 2017. Confrontandoli con i dati europei capiamo perché l’Italia non eccelle dal punto di vista dei numeri, rapportati ai 647 milioni di dollari dei primi 9 mesi del 2017 del nostro Continente.

Il primo dato che farebbe pensare fin da subito a come i ruoli di Banche ed Istituti finanziari classici e nuove startup del Fintech possano entrare potenzialmente in uno scontro di mercato è il target selezionato dalle seconde che nel 96% dei casi risulta essere il consumatore finale o un’azienda non finanziaria.
Ma quali sono i principali campi di applicazione nei quali il Fintech italiano si concentra? Tra i principali utilizzi della tecnologia in ambito finanziario sicuramente troviamo quelli relativi alle operazioni finanziarie a distanza, le diverse tipologie di crowfunding e peer to peer lending e i nuovi sistemi di pagamento, spinti dall’introduzione della nuova direttiva europea PSD2 . Al loro fianco troviamo ovviamente tutto il comparto Blockchain e Criptovalute, il settore degli investimenti e l’InsureTech in campo assicurativo.

Una volta definiti quelli che sono i principali segmenti al centro dell’Universo Fintech è interessante capire quindi come reagiscono gli Istituti bancari tradizionali per provare a rispondere alla domanda che ci siamo posti inizialmente. Guardando i dati di Banca d’Italia relativi allo studio Fintech 2017 vediamo come gli investimenti in questo ambito sono anche in questo caso non eccessivi con un totale di investimenti nel 2016 di circa 135 milioni. Se poi si va a distinguere tra tipologie di Istituti vediamo come le cosiddette Banche SI (significant institutions), con all’interno le 13 maggiori banche italiane e le 4 principali affiliate di Banche Europee, ne coprano addirittura il 92,7% del totale. Questa differenza sostanziale con le banche meno rilevanti (LSI) è sicuramente fisiologica, considerati i budget a disposizione e la propensione all’innovazione minore, in molti casi ovviamente forzata da priorità diverse. Il 65% delle Banche SI dichiara infatti di avere avviato delle iniziative Fintech o di averle programmate nel breve periodo contro il 25% delle Banche LSI.

Questi dati danno comunque una prima risposta alla domanda sul ruolo attivo delle Banche italiane nella partita “tecnologia finanziaria”; la via di sourcing che viene intrapresa da queste offre invece elementi interessanti per capire quale sia il rapporto con le società tecnologiche e vediamo che il 39% dei progetti viene sviluppato internamente contro il 36% di quelli sviluppati in outsourcing e solo il 2% tramite incubatori e acceleratori di startup innovative.     
Per quanto riguarda invece la tipologia di progetti sono tre le categorie principali sulle quali gli Istituti bancari si stanno concentrando per restare al passo con l’innovazione tecnologica: Tecnologie per contratti e operazioni a distanza, Tecnologie a supporto e Servizi di pagamento.

Se andiamo nello specifico vediamo come nella prima categoria rientrino tutti progetti volti a gestire l’identità elettronica e/o il riconoscimento a distanza del cliente per permettergli di acquistare e usufruire di servizi finanziari; nella seconda categoria rientrano tutti i campi di applicazione in ambito di Big Data, Intelligenza artificiale, Cloud Computing, API e Internet of Things; nell’ultima categoria rientrano invece tutti gli sviluppi legati ai sistemi di pagamento, dalle operazioni istantanee a tutto il mondo del peer to peer.
Più marginali invece i progetti relativi al Crowfunding e agli sviluppi del Blockchain e delle criptovalute.

Dopo l’analisi della situazione delle Startup del Fintech e di come le Banche stiano reagendo agli stimoli dell’innovazione la risposta alla domanda iniziale e cioè se sarà una collaborazione o uno scontro per l’innovazione, questi due attori sembrerebbero tendere verso la Pace. Ovviamente ciò non è così esplicito in quanto i due fronti appaiono ancora mondi paralleli. Se andiamo invece a cogliere i dettagli di questa analisi vediamo come da una parte le startup innovative non abbiano ancora fatto saltare il banco e si muovano, almeno in Italia, ancora a ritmi lenti se pur di qualità, visti gli ottimi feedback a livello internazionale di progetti Fintech nostrani; dall’altra le banche si stanno adoperando per reagire ma solo su poche vie e solo tramite gli Istituti con risorse da investire.

E’ qui che entrano in gioco le Big Six, i colossi del Web, che non solo possono far saltare il banco ma potenzialmente anche qualche Banca. Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft e Alibaba sono infatti sempre più diretti verso l’entrata nel mondo del credito e rispetto alle Startup innovative hanno a disposizioni risorse importantissime, una propensione all’innovazione e una capacità di ricerca e sviluppo senza pari, ed una mole di dati e informazioni sui clienti Consumer che gli permetterà di essere un pericolo non da poco per i grandi Istituti Bancari a livello internazionale.

Intanto il sistema Credito tradizionale si sta tutelando dal punto di vista normativo, cercando di arginare l’ascesa dei colossi anche se, secondo alcuni sondaggi, anche in Italia sarebbero circa il 34% le persone che sarebbero favorevoli a spostare i propri conti su Facebook & Co, percentuale che sale a quasi il 50% per i giovani. E allora inizia la lotta anche sulle acquisizioni di startup innovative con Facebook che acquista piccole società Fintech specializzate in sistemi di pagamento e le banche che si affidano ad esperti di Big Data e Intelligenza artificiale. Insomma una grande bagarre che in questo momento ha un futuro ancora nebuloso ma che sicuramente sarà uno “spettacolo” per gli esperti del settore da tenere monitorato.
Anche perché con tutti questi “nuovi operatori” il lavoro delle Agenzie Investigative specializzate in ambito Credito, sarà sempre più fondamentale, soprattutto per gli “invasori” che, dal punto di vista della valutazione preventiva e dalla gestione degli insoluti, avranno necessità di informazioni di valore.

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"Fintech, Banche, Startup e Colossi dell’ICT: accordo o scontro?"

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